Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/215

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cenno. Se non che mentre io piglio grandissimo piacere dello scrivervi, non vorrei che a voi derivasse noja dal leggermi. Quanto tempo è mai ch’io sono priva delle vostre notizie! le ultime che mi giunsero furono dei 5 dicembre. Voi vedete quanto tempo vuoto, d’allora in qua, c’è stato di mezzo, e quanto deve farmelo apparire maggiore un desiderio non mai soddisfatto. Non crediate però che io desiderassi che mi scri- veste a danno di quel tempo prezioso che dovete dedicare alle occupa- zioni vostre le quali tornano di tanta utilità alla nostra Italia. Amerei che mi diceste solo se la vostra salute continua ad essere buona, cosa che ci sta tanto a cuore. Dopo dell’ultima vostra io vi ho scritto due volte, ma non so qual fine avrà avuto l’ultima lettera; poiché doveva arri- varvi unita ad un poco di tabacco di Bologna ch’io vi spediva sapendo essere di vostro aggradimento, ma il tabacco giunto ai confini, così mi scrive il negoziante Malclini, è stato confiscato. Della lettera non ho saputo nulla. Sto leggendo la bella raccolta fatta da voi, vera- mente degna di Voi. Tutti questi letterati ne fanno elogi grandissimi, e la Crestomazia di Leopardi è divenuto il libro letto da tutti; il mio libro prediletto, e lo sarà sempre. Così voi mi abbiate sempre Per vostra aff.mu Amica Adelaide Maestri Egregio Signor Conte, amico veneratissimo Sono stato il primo qui a Parma a vedere e a procurarmi la sua Cre- stomazia: di cui si è poi fatto uno spaccio, e un dire grandissimo. Questa sceltissima raccolta prova il suo squisito giudizio: poiché ha trovato buon accoglimento appresso di tutti questi nostri letterati. Mi è giunta impensatamente, tanto più dopo il silenzio serbato da Lei intorno a quest’opera durante il nostro soggiorno a Firenze. Dopo quel che ho detto, riesce inutile il testificarle quanto mi rallegri con Lei del modo onde così bene va spendendo il suo tempo, e con l’Italia, che riceve da Lei così preziosi doni. Continui a migliorare, come ha fatto finquì, la civiltà degl’italiani; siccome germe di ricchezza, di felicità e di ogni bene desiderabile. Uno, benché l’ultimo, fra quelli, io la ringrazio per la mia parte grandemente, e per conto eziandio de’ molti, che benefi- cati dalle opere de’ sommi Ingegni o non sentono o non curano il bene- fizio. E a Lei mi raccomando. Su0 af£*° obblmo S.' ed A.". F. Maestri Clelietta mi dice d’inviarle un bacio.