Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/221

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ben contento di spendere di più in Firenze: il quanto, lo lascio alla vostra discrezione: ma non vorrei che passasse le 14 o 15 monete al più. Credetemi, che io costo assai poco a chi mi man- tiene. Pranzare coi padroni non potrei assolutamente. Ora poi non saprei dirvi il tempo preciso del mio ritorno. Quanto a me, vorrei essere già tornato; ma bisognerà dipen- dere dalla stagione: ed è anche notabile per la mia borsa, che io dovetti obbligarmi a pagare qui la pigione della camera (cioè 3 monete il mese) fino a tutto Maggio, termine solito per le pigioni degli scolari. Credo inutile di ripetervi che io v’amo sempre con tutto il cuore; anzi v’amo, se è possibile, ogni giorno più. I miei saluti cordialissimi a Giordani e a Montani; i miei complimenti a Gino e a Reinhold. Carmignani (che io vedo spesso) saluta molto Gior- dani. Se con vostro comodo potrete farmi avere le Poesie del Foscolo, e le Visioni del Varano, mi farete gran favore. Io sono sempre dietro alla maledetta Crestomazia poetica, che mi costa un terribile dispendio d’occhi. Addio, addio. Il vro Leopardi

1227. A Monaldo Leopardi.
Pisa 5 Marzo 1828.

Carissimo Sig. Padre Lascio pensare a Lei quanto mi abbia rallegrato il vedere i suoi caratteri dopo tanto intervallo. Spero che a quest’ora la Stagione sarà migliorata anche costì, come ha fatto qua, dopo due o tre settimane di freddo, non mai però eccessivo. In tutto l’inverno io non ho mai lasciato di passeggiare lungamente, anche più d’una volta al giorno: il freddo non mi ha fatto mai male, e appena mi par credibile di trovarmi già in Marzo, e colla pri- mavera alle porte: perchè non mi sono quasi accorto dell’inverno; o sia che la stagione sia stata straordinariamente buona, o sia