Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/247

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e prega per voi. Giacomo mio salviamoci. Tutto il resto è vanità. Io vi prego col cuore di un Padre di leggere il Capo II. di Tom. a Kempis Libro I. Leggetelo per amor mio. Addio Giacomo mio. Lascio, perchè il mio cuore si spezza. Forse non dovevo ferire il vro, ma non ricuse- rete di unire le vre lagrime, a quel mare di dolore e di pianto in cui siamo stati, e siamo immersi. Non vi dirò niente di vra Madre. Nulla- dimeno grazie a Dio, stà piuttosto bene. Carlo e Paolina sono stati due eroi in tutti i sensi. Iddio li compenserà. Pietruccio mi guardava e piangeva. Addio Figlio. Io vi benedico, e vi benedica Iddio. vro Amorosissimo Padre. Buccio mio, addio.

1257. A Monaldo Leopardi.
Pisa 18 Maggio 1828

Mio carissimo signor Padre Non le parlerò del mio dolore, il quale è tanto, che io non giungo ad abbracciarlo tutto intero. Sento troppo bene quanto Ella abbia bisogno di consolazioni piuttosto che d’altro; e il pen- siero dello stato suo, e di quello della Mamma e dei fratelli, è uno dei principali fra quelli che mi fanno pianger tanto. Fino dal momento che ricevetti la cara sua dei 2, la lonta- nanza in cui mi trovo da loro cominciò a diventarmi acerbis- sima. Ora poi essa mi riesce quasi insopportabile; e se tutto il viaggio di qui a Recanati si potesse far di notte, come si fa con sicurezza di qui a Firenze, io l’accerto senza alcuna esagerazione, che a quest’ora o sarei già in cammino alla volta loro, o sul punto di partire. Ma perchè conosco che avendo a viaggiar di giorno, in questa stagione già per me inoltrata, non potrei reggere al caldo, dal quale ancor qui bisogna che mi abbia una cura straor- dinaria, sono costretto con mia gran pena ad aspettare fino alla stagione più fresca; nel qual tempo, se Dio mi darà vita, e tanta salute da poter solamente salire in un legno, non vi sarà cosa