Sfogarmi? non sarebbe tanto misero l’uomo se all’età mia potesse
ancora sfogarsi. Da vero, tu conosci ancora questa parola? quanto a
me posso assicurarti che il mio cuore è come una bottiglia otturata;
puoi rovesciarla quanto vuoi, resta sempre piena. Hai ragione di lagnarti
che non t’ho scritto nulla - hai ragione: ma chi credi che sia più io?
quello di una volta? oibò, sono stato tagliato a pezzetti - vivo la vita
non so di chi, non è certo quella di Carlo ch’io vivo. Basta: se il mondo
è questo per tutti, non v’è altro che passar via silenziosi sotto le cappe
di piombo come i dannati di Dante. Sfogarsi! lamentarsi! e che so io
se tu hai conosciuta l’infelicità come me? se no, a che serve il lamento?
a ottener la compassione? cosa utile davvero! non v’è che il tratteni-
mento fra due che abbian veduta la stessa visione orribile - questo
solo merita d’esser fatto. Una volta forse parleremo, ma ancora è troppo
presto. Lasciami prima giunger bene a credere che il passato è vero -
Quanto al resto, vieni e vedrai. Troverai quel che rimane di me
tutto tuo, e ne farai quel che ti piacerà. Addio; amami.
1359. |
Di Giovanni Rosini. |
|
[Pisa 5 Settembre 1828. -] |
A.C.
Eccovi il seguito, anzi la fine della Quarantina. -1 Ditemi quel
che vi pare dell’Ombra della Monaca uccisa, che le pare comparirle
avanti -
Il Poerio seguita a dirmi che gli ci pare troppo comico - già Tres
mihi convivete - e così sarà sempre. - La Vaccà è in campagna: la Lau-
retta si aspetta a giorni.
G. Rosini
Salutate gli amici.
Pisa 5 Settembre 1828. -