ho il peccato (e voi l’avete più di me) di credere come credeva Tor-
quato Tasso (pover’uomo!) che il Petrarca avesse la frase poetica pel
legrina e gentile: credo che Virgilio, Orazio, Catullo, e Tibullo meri
tino pur qualche cosa; e che Monti sapesse di frase poetica, e Parini
di convenienza filosofica nelle sue Odi e questi son gravi peccati
agli occhi di taluni. Ma non sono stati accorti abbastanza. - Adesso
credo che avranno il tempo di maledire, ma non d’impedire che si legga:
e ciò mi basta. -
Addio - p[er]chè ho fatto somma. Farò i vostri saluti -. Spero
dentro questo anno di terminare la Strozzi - e poi al Poema:2 indi
p[er] tutta la vita ai Romanzi. -
G. Rosini
Mi duole assai di sentirvi inquieto della vostra situazione: e quando
in Toscana di ritorno?
Mio carissimo Generale
Non fidandomi di potere io ringraziarvi abbastanza della cara
vostra dei 18, scrivo a Giordani pregandolo che vi ringrazi ancora
egli in mio nome. Il rimedio che Voi mi proponete, d’imitare
il Botta, ha moltissimi vantaggi; ma vi confesso ch’io non mi
so risolvere a pubblicare in quel modo la mia mendicità. Il Botta
ha dovuto farlo per mangiare: io non ho questa necessità per
ora: e quando l’avessi, dubito se eleggerei prima il limosinare
o il morir di fame. E non crediate che questa mia ripugnanza
nasca da superbia: ma primieramente quella cosa mi farebbe vile
a me stesso, e così mi priverebbe di tutte le facoltà dell’animo;
poi non mi condurrebbe al mio fine, perchè stando in città
grande, non ardirei comparire in nessuna compagnia, non godrei
nulla, guardato e additato da tutti con misericordia. Io desi-
dero poi sommamente di vivere vicino a Voi o con Voi, ma viver