Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/420

Da Wikisource.
1465. Di Giacomo Melchiorri.
Fermo 2. Maggio 1829

Amico Carmo Riderete perchè v’incommodo conoscendo la mia ignoranza, ma non posso a meno di pregarvi a volermi favorire la Storia scritta da Voi dei Rettori della Marca. Senza complimenti ditemi il Costo per rimborsarvi subito. Sicuro di esser favorito vene [sz'c] anticipo le mie obbligazioni, e vi abbraccio stretto stretto. Aff. Amico G. Melchiorri Pietruccio, o Luigetto Galamini mi potranno fare avere la d.,a Storia.

1466. Di Adelaide e Ferdinando Maestri.
Parma 4 Maggio 1829.

Mio caro Leopardi. Se riparo un po’ troppo tardi alla mancanza che trovaste nell’altra mia, ne è stata principale cagione la speranza di potervi pur dare una volta qualche buona notizia intorno al noto affare. Ma l’aspettare è stato inutile al mio desiderio. Ci vuole assolu- tamente pazienza per alcun tempo ancora; pazienza, per altro, ch’io so meglio consigliare che avere. Come dite mai che Ferdinando possa prendersi troppa cura per Voi? non v’è non pure sagrifizio, ma la menoma pena nell’adoperarsi a vantaggio de’ propri amici; poiché non si fa che soddisfare un bisogno del cuore. Trattandosi poi di raro e caro amico, quale voi siete, vi assicuro che nulla ci è più dolce che l’aver occasione di far qualche cosa che vi possa essere o utile o gra- dita. La pena maggiore è l’incertezza in cui siamo, ma se debbo dire il vero, mi pare d’essere un poco più vicina al timore che alla speranza, conoscendo la mia fortuna. Di due cose, che molto mi stanno a cuore, avete voi pure dimenticato di parlarmi nella vostra lettera; cioè del- l’esito dell’affare di Toscana, e, che è peggio ancora, della vostra salute.