1477. |
Di Giuseppe Manuzzi. |
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[di Firenze a’ 15 di giugno 1829] |
Gentilissimo Sig.r Conte
Il mio buono e caro amico, Antonio Cesari, poco prima della sua
morte, mi fece dono in Faenza di una sua operetta inedita, la quale
ho creduto bene di stampare a utilità degli studiosi;1 ed anche per
dare un segno al pubblico della mia gratitudine verso quella bell’anima,
a cui ho mille e mille obbligazioni. Ora mi piglio la libertà d’inviar-
gliene un esemplare pregandola vivamente di gradirlo qual testimonio
della molta stima e devozione mia verso Lei, gentilissimo sig. Conte.
Se amor non m’inganna, quest’operetta è cosa assai buona, e da non
doverle dispiacere. Così potessi promettermi; anzi pure un centesimo,
della mia letteruccia che ho posta innanzi ad essa! Se non altro, ho
speranza ch’ella non sia per disapprovare le querele che ho mosse con-
tro del Villardi, le cui ingrate pazzie debbono a lei esser ben note.
E qui, salutandola molto caramente da parte del S.r Giordani, me le
offero e profferisco con tutto l’animo
Suo Devmo affino Ser. ed ammiratore Giuseppe Manuzzi |
di Firenze a’ 15 di giugno 1829
[Bologna 20 Giugno 1829.] |
C. A.
Ti raccomando quanto più sò e posso il D.r Ciro Lisi, Astante allo
Spedale di S. Orsola qui in Bologna, giovine medico, che aspira alla
condotta di Recanati. Addopera la tua onnipotenza a suo prò, e fa
(se non altro) ch’egli abbia una inclusiva onorevole, giacche può esser-
gli buono ajuto ad ottenere altri posti etc. Ora vedi se io sono teco
più ardito d’un sbirro? Sono mesi che non ti ho scritto, e rompo il
silenzio per darti una noja! Ma da questa istessa franchezza misura
quanta confidenza ho in te, e nella tua amicizia. Sta sano ed ama.
Il tuo Carlo Pepoli
Bologna 20 Giugno 1829.