1527. |
Di Pietro Colletta. |
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Amico mio.
Entrò in casa Busdraghi, quando Voi usciste, un certo curiale, che
vi sta immobile ed eterno come la giurisprudenza romana. Quelle
Signore sono dolentissime di non poterlo cacciare, nè di avere altra
stanza per Voi; del quale serbano memoria cara e rispettabile. Farò
prevenire il locandiere della Fontana, ma senza fissazione di giorno
(purché Voi stesso non mel diciate) per non pagare, come usano in
locanda, camera vota ma prefissa. In somma Voi andrete a smontare
alla Fontana: e sia presto, però che l’aspettarvi ci dà impazienza. Tutto
il resto a voce. Ora vi abbraccio.
Colletta
1528. |
Ad Antonietta Tommasini. |
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Mia cara Antonietta
Io parto domani per Firenze. Passerò per Bologna, dove mi
fermerò due o tre giorni, all’albergo della Pace. Quanto godrei
di rivedervi! Ma la scarsità de’ miei mezzi non comporterà ch’io
faccia quella piccola diversione a Parma. Se la salute consen-
tisse a voi di fare una trottata a Bologna, coll’Adelaide almeno,
Dio sa quanto ne sarei consolato. Non soggiungo altro: sapete
perchè sono così laconico. Salutate, abbracciate tutti. Paolina,
che ha ricevuta la cara vostra dei 23 di Marzo, ve ne ringrazia
e vi riverisce. Addio, addio di tutto cuore.
Il vostro Leopardi
P.S. - Sarò credo, a Bologna, la sera dei 3 di maggio.