Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/497

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1537. Ad Adelaide Antici Leopardi.
[Firenze] 28 Mag. [1830]

Cara Mamma. Sono stato ammalato dal reuma che ho por- tato meco, nè più nè meno di quel ch’io fossi costì in quei brutti assalti ch’io ne pativa. Ora sto meglio, e ieri fui a pranzo in villa dal Ministro Corsini,1 che manda ogni giorno a informarsi della mia salute. Ricevo la cara loro dei 18.2 Godo assaissimo che le febrette del Papà siano cessate. Volesse Iddio che i miei mali fossero di sola fantasia perchè la mia ciera è buona. Pare impossibile che si accusi d’immaginaria una così terribile incapacità d’ogni minima applicazione d’occhi e di mente, una così completa infe- licità di vita, come la mia. Spero che la morte, che sempre invoco, fra gli altri infiniti beni che ne aspetto, mi farà ancor questo, di convincer gli altri della verità delle mie pene. Mi raccomandi alla Madonna, e le bacio la mano con tutta l’anima.

1538. Di Antonietta Tommasini.
[Parma adi 4 Giugno 1830J

Mio caro Leopardi. Il giovane greco, Sig.r Paico, discepolo di mio marito, ed alcuni suoi compagni, recandosi a Firenze desiderano di conoscervi, siccome bramano di conoscere gli uomini più distinti della nostra Italia. Se la vostra salute ve lo consente, vi prego di riceverli colla vostra naturale affabilità. Mi è anche caro che i suddetti signori possano visitarvi, perchè avrò da essi notizia della vostra salute che mi sta sommamente all’animo. Desidero che il soggiorno di Firenze vi ristabilisca in forze bastanti per intraprendere il viaggio di Parma, come tante volte ve ne ho pregato. Spero nel caso che renderete pago il desiderio mio, e quello di mio marito. Conservatemi la vostra caris- sima amicizia e credetemi sempre V.a Aff.ma Amica Antonietta Tommasini Parma adi 4 Giugno 1830