1537. |
Ad Adelaide Antici Leopardi. |
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Cara Mamma. Sono stato ammalato dal reuma che ho por-
tato meco, nè più nè meno di quel ch’io fossi costì in quei brutti
assalti ch’io ne pativa. Ora sto meglio, e ieri fui a pranzo in
villa dal Ministro Corsini,1 che manda ogni giorno a informarsi
della mia salute.
Ricevo la cara loro dei 18.2 Godo assaissimo che le febrette
del Papà siano cessate. Volesse Iddio che i miei mali fossero
di sola fantasia perchè la mia ciera è buona. Pare impossibile
che si accusi d’immaginaria una così terribile incapacità d’ogni
minima applicazione d’occhi e di mente, una così completa infe-
licità di vita, come la mia. Spero che la morte, che sempre invoco,
fra gli altri infiniti beni che ne aspetto, mi farà ancor questo,
di convincer gli altri della verità delle mie pene. Mi raccomandi
alla Madonna, e le bacio la mano con tutta l’anima.
1538. |
Di Antonietta Tommasini. |
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[Parma adi 4 Giugno 1830J |
Mio caro Leopardi. Il giovane greco, Sig.r Paico, discepolo di mio
marito, ed alcuni suoi compagni, recandosi a Firenze desiderano di
conoscervi, siccome bramano di conoscere gli uomini più distinti della
nostra Italia. Se la vostra salute ve lo consente, vi prego di riceverli
colla vostra naturale affabilità. Mi è anche caro che i suddetti signori
possano visitarvi, perchè avrò da essi notizia della vostra salute che
mi sta sommamente all’animo. Desidero che il soggiorno di Firenze
vi ristabilisca in forze bastanti per intraprendere il viaggio di Parma,
come tante volte ve ne ho pregato. Spero nel caso che renderete pago
il desiderio mio, e quello di mio marito. Conservatemi la vostra caris-
sima amicizia e credetemi sempre
V.a Aff.ma Amica
Antonietta Tommasini
Parma adi 4 Giugno 1830