1565. |
Di Antonietta Tommasini. |
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[s.d., ma Bologna, estate 1830] |
Mio carissimo Leopardi
Rispondo alla vostra 13. Giugno. Tanto più presto vi avrei scritto
se non fossi stata rattenuta dal pensiero di mettervi voi stesso nella
mia necessità di scrivere; conoscendo pur troppo che ogni piccola occu-
pazione vi porta dolore. Se oggi vi scrivo è perchè Giordani in una
sua mi assicura che qualche poco avete migliorato di salute da che siete
a Firenze. Il Cielo mi conceda di sapervi ristabilito perfettamente;
che è il voto fervidissimo dell’animo mio. Avrete ricevuto il libretto che
contiene que’ miei pensieri etc.2 Egli non avrebbe mai veduto la luce
se non fossi stata confortata e se non mi si fosse offerta l’occasione
ili dedicarlo alle mie amiche Bolognesi. Ora sono esposti al pubblico
giudizio il quale mi farebbe tremare se non sapessi di avere in voi,
ottimo amico, il mio difensore. Io vivo in questa speranza e so di certo
di non ingannarmi. Se ho mai desiderato di conoscervi amico vero gli
ì- in questa occasione, ove tremo più che nel grande inverno. Scrive-
temi subito, se il potete, due parole, ve ne prego e tenetemi consolata
in sì penosa situazione. Addio mio caro Leopardi continuatemi la vostra
benevolenza.
La vostra aff.ma Amica
Antonietta Tommasini
1566. |
Di Antonietta Tommasini. |
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Mio caro Leopardi
Se non riscontro subito le vostre lettere non è già che meno mi
siano care: ma il sapere da voi che ogni occupazione benché lieve vi
reca dolore, mi trattiene dallo scrivervi sollecitamente. Oh mio amico!
quali sacrifici non farei per sapervi meno infelice! ma a me non è dato
migliorare la vostra condizione, ed è per questo che non so pensare
a voi senza spargere lagrime di dolore. Lessi le due righe scritte ai miei