P. S. La figlia di Tommasini vi ha scritto per avere molte copie delle
vostre Poesie, e le desiderano anche a Parigi, io ne diedi quella che
avevo a quel giovine Sinner, che mi fece milT attenzioni, ma con mio
dispiacere, dovè partire presto per un viaggio in Germania e Manzoni
pure desidera conoscere le vostre Poesie, e le vorrebbero anche a
Milano.
Cariuccio mio,
Ti ringrazio tanto e poi tanto dell’affettuosa curiosità che
ti ha dettata la tua lettera. E naturale che tu non possi indo-
vinare il motivo del mio viaggio a Roma, quando gli stessi miei
amici di Firenze, che hanno pure molti dati che tu non hai, si
perdono in congetture lontanissime. Dispensami, ti prego, dal
raccontarti un lungo romanzo, molto dolore e molte lagrime.
Se un giorno ci rivedremo, forse avrò forza di narrarti ogni cosa.
Per ora sappi che la mia dimora in Roma mi è come un esilio
acerbissimo, e che al più presto possibile tornerò a Firenze, forse
a Marzo, forse a Febbraio, forse ancor prima. Ho mandato costà
i libri perchè a me non servono. Guàrdati, ti scongiuro, dal lasciar
trasparire che vi sia mistero alcuno nella mia mossa. Parla di
freddo, di progetti di fortuna, e simili. Scusami, se sono così
laconico: non mi soffre il cuore di dir più; poi ho una diecina
di lettere da scrivere, e gli occhi malati. Salutami la tua Paolina
e la nostra Gigia; e informami bene delle ciarle che i Podaliri
partiti di qua senza vedermi, e il resto di Recanati che mi cir-
conda e mi perseguita con visite, inventeranno parlando e scri-
vendo sul conto mio. Non è il minor dei dolori che provo in
Roma, il vedermi quasi ripatriato; tanta parte di canaglia Reca-
natese, ignota in tutto il resto del globo, si trova in questa città.
Mi congratulo cordialmente con te de’ tuoi risparmii, e ti con-
forto a seguire. Addio, Cariuccio mio caro.