nenze e di santità, io sarei uomo da piantar qui tutte queste
belle colonne e bei palazzi e belle passeggiate, e ritornarmene
costì senza nemmeno aspettare il freddo, che quest’anno non
par che voglia affrettarsi.
Ho veduto il bravo ed amabile Tenerani, col quale si è par-
lato di Lei molto, e se ne parlerà ancora, se lo rivedrò spesso,
come mi propongo. Non so se Ella conosca un’altra Psiche ch’egli
sta lavorando, e che mi è parsa bellissima, come anche un bas-
sorilievo per la sepoltura di una giovane, pieno di dolore e di
costanza sublime.1
Giordani mi ha scritto poco far ho risposto subito acchiu-
dendo la lettera all’Adclaide Maestri per più sicurezza di reca-
pito. Ranieri la ringrazia caramente della memoria, e la riverisce;
e io la prego assaissimo a volermi ricordare spesso al Buonar-
roti,1 al Forti, a Jesi e generalmente a tutta la sua brava e gen-
tile conversazione. Mi voglia bene, e continui a darmi nuove
della sua salute, la quale desidero e spero che si conservi buona
come al presente.
E se posso servirle in Roma, mi adoperi.
Il suo Leopardi.
1671. |
Di Gian Pietro Vieusseux. |
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Carissimo Leopardi
Rispondo alla gratissima vostra 27 stante; e prima di tutto ho il
contento di dirvi che un miglioramento sensibile ed inaspettato si è
manifestato tutto ad un tratto nello stato di salute del nostro Colletta.
La malattia, come potete figurarvi, è ancora gravissima; ma infine il
pericolo non è più imminente; e se continua il miglioramento, e l’atti-
tudine a mangiare e digerire, e se il generale saprà stare ad un regime
ch’egli sempre trascurò, benché cagionoso, potrà tirare avanti ancora
degli anni. Speriamo dunque.
Domani, e forse anche questa sera, gli porterò i vostri saluti, ed
il lieto annunzio che presto ci tornerete.