Chiarissimo signore ed amico veneratissimo. Donna Marghe-
rita Altemps le ha raccomandato il bisogno del povero Filip-
po,1 ed esposta l’estremità della condizione in cui egli si trova.
Lo scriverle ancor io non è perchè io m’arroghi di poter molto
nell’animo suo, nè perchè creda che bisognino molte preghiere
a commuoverlo, ma per venire a parte dell’obbligo in ciò che
Ella potrà fare a vantaggio del raccomandato, lo non so qual
sia l’opinione sua circa le ragioni che Filippo crede avere di non
tornare; solamente posso accertarla che il parer mio è, che Ella,
quando le fossero spiegate pienamente, le stimerebbe valide e
giuste, eccetto il caso che Filippo potesse (che non potrebbe)
tornare per tempo corto. Ma lasciando questo da parte, perchè
non è materia della quale si possa discorrere con alcun frutto,
il povero Filippo, per debiti contratti a fine di vivere questi sei
mesi ultimi, e per le necessità urgentissime della giornata, si trova
in angustie veramente orribili. Nelle quali insieme con lui mi
trovo, posso benissimo dire, ancor io, perchè noi due siamo una
cosa sola talmente, che io non so più appena immaginare il modo
come potessi vivere senza lui. Di questa nostra congiunzione,
che è la maggiore che possa essere, non le dirò di più per non
essere infinito. Il povero Filippo cercherà via d’impiegarsi in
maniera, di non aver necessità d’aiuti dal padre; ma qualche
cosa per sovvenire al bisogno presente, e alle spese fatte in sei
mesi di totale abbandono, qualche assegnamento, quanto si voglia
piccolo, per tempo quanto si voglia breve, ma pure per insino
a tanto che egli abbia potuto trovar modo di non perire di stento,
ogni padre che non sia fiera dovrebbe concederlo, ed io con-
fido moltissimo che l’interposizione di un uomo così autorevole
e rispettato come Ella è, debba indurre il padre di Filippo, anche
mal suo grado, a non più negarlo. Conoscendo l’altezza dell’a-
nimo suo, sono certo che Ella non è per offendersi della libertà