1731. |
A Giovan Battista Zannoni. |
|
Chiarissimo e Veneratissimo Sig. Cavaliere, Segretario del-
l’Accademia della Crusca,
Tornato a questi giorni in Firenze, ricevo dalle mani del Sig.
Vieusseux la patente di cotesta I. e R. Accademia, insieme colla
umanissima lettera di V.S. Illustriss. Vorrei che fossero in me
veramente quelle facoltà che la sua gentilezza mi attribuisce,
per poterle bastantemente esprimere la vivissima e profondis-
sima gratitudine che io porto a tutta l’Accademia, ed a ciascuno
accademico in particolare, ed a V.S. nominatamente, di tanto
onore che hanno voluto farmi. La qual gratitudine è tanto mag-
giore, quanto io conosco minore il mio merito. Anzi nessun
merito io conosco in me, che potesse in veruna parte farmi degno
di questo premio, se non si volesse chiamar merito l’amore
immenso e indicibile ch’io porto a questa cara e beata e bene-
detta Toscana, patria d’ogni eleganza e d’ogni bel costume, e
sede eterna di civiltà; la quale ardentemente desidero che mi
sia conceduto di chiamare mia seconda patria, e dove piaccia
al cielo che mi sia lecito di consumare il resto della mia vita,
e di render l’ultimo respiro. E veramente mi gode l’animo che
la degnazione usatami dall’Accademia accresca, per così dire,
i miei vincoli con questa fortunata terra, e sempre più mi leghi,
per obbligo di gratitudine, a questo popolo privilegiato da Dio,
maestro unico e specchio di quel divino parlare, di cui l’Acca-
demia e conservatrice.
Prego istantemente la V.S. Illustriss. ad accettare i cordiali
ed efficaci ringraziamenti ch’io porgo a Lei, ed a volermi ancora
di tanto favorire, che le piaccia prender l’assunto di significare
e rappresentare in ogni miglior maniera la mia riconoscenza ai
Signori Accademici.