a tal fine non essendo conosciuto da lei, nè meritando di esserlo, è
cosa da fare stupire i più; ma ella non se ne stupirà, se alla lettura del-
l’opera ho conosciuto ben lo scrittore.
V. S. mi creda suo divoto, e, se oso dirlo, suo affezionato servitore
Mablin,
professeur à l’Ecole Normale
Parigi (rue Pérou, n.° 24)
a’ 25 di Dicembre, 1832
1815. |
Ad Antonio Ranieri. |
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Ranieri mio. Dal 15 in qua io ho scritto sempre a te, ed una
volta alla tua buona sorella, sotto l’indirizzo da te indicatomi
nella tua dell’u.1 Mi rincresce se le mie non ti sono giunte,
perchè immagino che ti sarebbero state di qualche conforto le
espressioni dell’immenso affetto del tuo amico. Torno a racco-
mandarti sopra tutto a non volere per troppa fretta, rovinando
di nuovo la tua salute, mettere ostacoli all’indicibile e tanto sospi-
rato bene della nostra riunione, che deve essere eterna, perch’io
non sono per lasciarti partir solo mai più. Consegnerò stassera
l’acchiusa tua. Non ho visto la Pelzet, nè credo che avrà core
di lasciarsi vedere, cioè di venirmi a trovarmi. Ricordati, Ranieri
mio, che tu, sola, unica, e non compensabile cosa al mondo,
rendi possibile a’ miei occhi il vivere che naturalmente mi rimane.
Addio, anima mia; senza fine addio.
1816. |
Di Luigi Ciampolini. |
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[Sabato, fine del 1832 - inizio del '33] |
A.C.
Volevo venir da te: ma trovandomi forte afflussionato resto in casa.
Bramo le tue nuove. Se non sai come passare un’ora e che la salute