1913. |
Di Adelaide Maestri. |
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[Ponte d’Attaro 9 Set.brc 18351 |
Mio caro Leopardi. Quando vi verrà consegnato questo foglio, son
certa che direte dopo tanto tempo ì caratteri di Adelaide? - Se, come
ho compreso dall’ultima vostra, un genio malefico ha voluto impedire
che vi giungano le mie lettere, per privar me della consolazione di rice-
ver le vostre, non toglie ch’io non vi abbia scritto parecchie volte, e
vi dirò anzi che il vostro silenzio, dandomi a pensare che foste partito
da Napoli, mi fece risolvere a pregare il Sig.r Pangallo Napoletano,
che si trovava qui alla Clinica Medica, affinchè si desse cura grande
di far ricerche per mezzo de’ parenti suoi se eravate in Napoli, o se
avevate scelta altra dimora. Anche questo tentativo m’andò a vuoto,
giacché nè i parenti, nè gli amici, nè altri seppero dargli ragguaglio
di Voi, la qual cosa accrebbe fuori di misura il mio rincrescimento.
Ringrazio ora questo genio altrettanto favorevole quanto l’altro mi fu
avverso, offrendomi oggi un sicuro mezzo di farvi giungere una mia,
e procurarmi, spero, una vostra; e tanto più lo ringrazio quantochè
in questa stessa occasione posso farvi conoscere un’ottimo [sic] nostro
giovane, il Sig.r Ferrari, dotato di raro ingegno, d’alto sentire, e assai
colto, il quale desidera di conoscervi di persona, siccome da molto
tempo vi conosce di fama. Ottime persone, e ciò ch’egli potrà dirvi
a voce, lo hanno a me grandemente raccomandato; io con tutto l’animo
lo raccomando alla cara vostra amicizia, anche a nome del mio Ferdi-
nando, il quale vi saluta affettuosamente. Quando mai riceverò vostre
notizie? ci sono di non lieve ostacolo monti, valli, torrenti, città; e,
ch’è peggio ancora, la malvagità de’ tempi... condizione propriamente
insopportabile! alle tante calamità di questa infelicissima terra, si
aggiunge ora il Colera-Morbus che va spargendo in molti paesi la più
grande desolazione. Anche il nostro si trova non poco minacciato. Le
misure che si van prendendo di continuo, credendosi, dai migliori
medici, contagioso, non possono impedire le continue comunicazioni
con un paese vicino, dove si vuole epidemico, e che perciò accoglie
tutti quelli che vi accorrono da paesi infetti. V’è perciò ragione di
temere. Io, quanto a me, credo inutile il dirvi che non ci penso, per-
chè mi conoscete. Ma il pericolo che dovrebbe correr mio padre... l’aver
io mia madre... mia figlia... mio marito... mio fratello... ecco i pensieri