(dico a Napoli) la malattia pareva quasi cessata; ma in questi
ultimi giorni la mortalità è rialzata di nuovo. Io ho notabilm.
sofferto nella salute dall’umidità di questo casino nella cattiva
stagione; nè posso tornare a Napoli, perchè chiunque v’arriva
dopo una lunga assenza, è immancabilmente vittima della peste;
la quale del rimanente ha guadagnato anche la campagna, e nelle
mie vicinanze ne sono morte più persone.
Mio caro Papà, se Iddio mi concede di rivederla, Ella e la Mam-
ma e i fratelli conosceranno che in questi sette anni io non ho
demeritata una menoma particella del bene che mi hanno voluto
innanzi, salvo se le infelicità non iscemano l’amore nei genitori
e nei fratelli, come l’estinguono in tutti gli altri uomini. Se morrò
prima, la mia giustificazione sarà affidata alla Provvidenza.
Iddio conceda a tutti loro nelle prossime feste quell’allegrezza
che io difficilmente proverò. La prego di cuore a benedire il
suo affmo figlio Giacomo.
Le ultime nuove di Napoli e contorni sul choléra, oggi, 15,
sono buone.
1950. |
Di Raimondo Gozani. |
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Cmo Amico. Io vivo nella più grande agitazione sul conto di Ranieri.
Reduce dal Piemonte, quindici giorni sono, trovai in Roma una sua
lettera nella quale mi dava notizie del morbo, ora la Dio mercè vicino
a sparire da Napoli. Io mi affrettai a riscontrar questa sua lettera, ed
un’altra poco dopo gliene scrissi raccomandandomi in entrambe con
tutto il calore della amicizia che per lui sento, affinchè mi desse pun-
tualmente sue notizie. Tutto è stato vano; nulla io ho più potuto sapere,
e voi dovete ben comprendere quanto questo silenzio mi tenga in
apprensione. Or dunque. Voi che convivete con il medesimo, mi fate
lo squisito favore di farmene a posta corrente conoscere qualche cosa.
Io ve ne sarò grandemente obbligato.
Conservatemi e credetemi il vostro affmo Amico
Raimondo Gozani
Roma 12. Xbre