Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/10

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introduzione xi

Leopardi. E il 5 settembre ’45 scriveva al Le Monnier proponendogli la formazione di un IV volume col Saggio sugli errori degli antichi e una raccolta di lettere leopardiane diverse da quelle già inserite nel volume precedente, Saggio e lettere che il Viani aveva acquistato dagli eredi Stella. Ma poco appresso egli ritirava tale proposta, avendo fin d’allora concepita l’idea di pubblicare un intero Epistolario leopardiano.

Ragion vuole però che si sappia che la prima idea d’una raccolta di lettere del Leopardi è molto più antica, e si deve al Brighenti, il quale in una lettera del 1° giugno ’20 ne faceva la proposta a Giacomo.1 Dopo il Brighenti venne il Puccinotti, che ai 5 dicembre ’37 scriveva, tra l’altro, da Firenze al conte Monaldo che aveva in animo di stampare le varie lettere a lui dirette da Giacomo, «accompagnate da una Notizia intorno ai lavori del suo mirabile ingegno, un poco più precisa e veridica (massimamente quanto agl’inediti da lui lasciati) che non è quella del signor Ranieri» pubblicata nel Progresso di Napoli.2 Anche il Giordani e il Pellegrini pensavano a un Epistolario leopardiano; tanto che si rivolsero a Paolina, la quale rispose non esistere più nulla in casa, poiché Giacomo aveva ritirato tutte le sue cose presso di sé quand’era a Napoli: il che, come abbiam visto, non era vero rispetto alle copie e alle minute delle lettere rimaste in famiglia. Se la prima idea d’una raccolta di lettere spetta al Brighenti, la prima raccolta

effettiva si deve al conte Francesco Torricelli di Fossombrone, che nel ’42 pubblicava 13 lettere del Leopardi al Puccinotti in

  1. «Ella non solo è poeta in tutta la grandezza del termine, ma è scrittore di lettere tali, che io non crederei che l’Italia potesse presentare altri che la vinca in questo genere, compresi i piú antichi e riveriti.... Io vorrei dunque supplicarla di regalarne in dono all’Italia, ma se il mio ardire è soverchio la prego di nuovo a condonarlo». Il L. rispondeva ai 9 giugno, schermendosi debolmente, ma in fondo senza respingere la proposta fattagli: «Io la ringrazio di cuore dell’affetto che V. S. dimostra consigliandomi graziosamente di pubblicare un tomo di lettere. Io non so se ella intenda delle già fatte, o di altre da farsi a posta, perché le già fatte, quantunque io ne abbia in qualche numero scritte con una certa attenzione, non so se quelli a cui le ho indirizzate mi saprebbero buon grado s’io le pubblicassi....». Il Brighenti replicò ai 17 giugno; ma la cosa finí lí.
  2. Vedi Lettere scientifiche e familiari di F. Puccinotti, raccolte e illustrate dal P. Alessandro Checcucci. Firenze, Success. Le Monnier, 1877.