Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/15

Da Wikisource.

xv] INTHODUZIONE cero a dirittura perder la bussola. Si aggiunga che VAppendice era comparsa quasi contemporaneamente alla morte della sorella di lui Paolina, per la quale il Ranieri aveva un’adorazione che rasentava il feticismo; cosicché l’uno e l’altro fatto provocando un vero disordine nelle già scombuiate facoltà mentali del Napolitano, lo spinsero a scrivere nel 1880 quel malaugurato e incauto libro del Sodalizio, che se per qualche tempo potè offuscare la figura morale del Leopardi, doveva in ultimo demolire quella del suo denigratore. Ma le lettere leopardiane e la morte della sorella che il Ranieri voleva deificare sulle rovine del Recanatese, non furono i soli incentivi di quel libro. Altri gli vennero, come pungoli acuti, dagli stessi suoi amici e «fratelli»; i quali, preoccupati e solleciti della fama di lui meno che dei comuni interessi settarii, lo eccitarono prima a difendersi energicamente; poi, quando si convinsero che ilygr>vero vecchio nulla sapeva addurre di convincente e documentato contro i fatti risultanti dalle lettere leopardiane, e contro le prove schiaccianti di altre pubblicazioni successive, quali i Nuovi documenti del Piergili, finirono con l’abbandonarlo esortandolo pel suo meglio a tacersi. Tuttavia la polemica durò ancora a lungo, in Italia e fuori; e vi parteciparono, in vario senso, parecchi uomini illustri. Alcuni, come il D’Ancona e il D’Ovidio, che prima avevano assunto le difese del Ranieri, vinti poi da tante prove e dall’amore innato della verità, finirono col convertirsi interamente ad opposta opinione; altri profittarono della polemica per sostenere, attraverso le pretese rivelazioni ranieriane, principii dottrinali o religiosi che con la polemica stessa non avevano alcuna relazione: qualcuno, come lo Gnoli. o per partito preso troppo leggermente o per la smania morbosa di scoprir qualche nèo nella purezza d’una grande figura, pur non sostenendo eccessivamente il Ranieri, calcò volentieri la mano sul Leopardi, e trovò pur troppo un’eco risonante da parte degli stranieri; pochi, e di non grande levatura, o per ispirito regionale o per interessi di parentela, persistettero debolmente nella difesa di una causa che ai loro stessi occhi doveva sembrare perduta. E quasi tutti gli imparziali ed onesti ormai convenivano nel restituire all’infelice e grande Reca