Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/182

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ANNO 1817 - LETTERE «3-!M 149 tazioncella sopra ¡1 Dionigi del Mai,1 la quale, avendo al mio solito contrattata con un pizzicagnolo la traduzione italiana di tutto il Dionigi, aveva arricchito di molte osservazioncelle sopra alcuni particolari dell’opera, cavate dalle postille fatte alla traduzione, e sgomberatala di parecchie inezie e lungagnole, in maniera da ridurla ((iiel più importante che si poteva. Aspettata un mese e pili la risposta che avea piegato PAcerbi che me la desse presto, portandogli le mie ragioni, riscrissi ai 20 d’Ottobre 2 supplicandolo umilmente che si degnasse di dirmi se quella tal mia dissertazione Faccettava o no; che questa era in sostanza la solissima risposta ch’io domandava. Aggiunsi che quando non l’accettasse, m’avrebbe fatto favore mandandola allo Stella, al quale n’avrei scritto. Ai 14 di Novembre, non avendo risposta dall’Acerbi, scrissi allo Stella 3 che si facesse dare quello scritto e che avrebbe potuto stamparlo nello Spettatore (come già aveva fatto dell’Inno a Nettuno caduto per un error di posta in mano dell’Acerbi, dal quale egli se lo fece rendere). Ma Io Stella, che pure ha per costume di rispondermi, questa volta $’è incocciato di non fiatare; e credo che si sieno accordati fra loro di fare i sordi e di star zitti zitti, e lasciarmi urlare a vóto,1 come io fo qualche volta quando sono di mal umore con un mio fratelluccio che ha quindici anni meno di me.5 E arrivatomi l’ultimo quaderno della Biblioteca Italiana, e veduto nell’Indice: Sul Dionigi del Mai, credetti da prima che fosse la mia dissertazione, poi che almeno ne avrebbero fatto un motto, e finalmente m’accorsi che m’era ingannato; e poi mi sono risoluto di mandar quello scritto in malora, giacché ad ogni patto ci vuol andare, e di non pensarci pili. In verità ne’ giorni addietro, vedendomi Cosi fuor del mondo letterato, colle mani legate, senza, per cosi dire, potermi voltare fla nessuna banda, scrivendo lettere inutilmente, interrogando senza risposta, mandando, né sapendo chi né se né quando né come diascolo riceva, pigliavami una rabbia ch’io n’indiavolava. Ma ora né di biblioteche né di dissertazioni né di furori né d’altre tali cose non mi cale né mi può calere né poco né punto. — Vorrei che mi diceste se del Tasso van letti i discorsi del poema eroico che hanno messi nella raccolta de’ Classici italiani. 1 Cfr. la lett. 76 (nella quale però la data è dei 12 di settembre), e le lettere precedenti, indicate nella nota 3 a p. 123, circa la storia del Dionigi. 2 Num. 82. 3 Num. 87. 4 La ragiono per cui. secondo riferì il Mai al Giordani, né l’Acerbi né lo Stella pubblicarono la Dissertazione, sarebbe stata l’abbondanza di greco ch’era in essa. 0 Pierfrancesco o Pietruceio, l’ultimo de’ suoi fratelli.