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Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/257

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222 EPISTOLARIO misera condizione di questo luogo, che non basta il danaro e la volontà per provvedersi di libri forestieri. Ma né lodarla né ringraziarla né confortarla a quelle splendide imprese alle quali è tratta dall’animo suo molto più che dalle parole di chi si voglia, non è da me verso niuno, ma verso Lei sarebbe onninamente assurdo. Resta ch’io mi scusi, anche pel miserabile dono che sarà con questa presente,1 del quale purch’Ella non si chiami offesa, giudicherò che m’abbia dato subito non mediocre indizio della stia benignità, e mi crederò più tenuto che per l’addietro d’esserle sempre singolarmente devotissimo obbligatissimo Servitore. 154. A Giuseppe Grassi. - Torino.’1 Recanat.i 8 Febbraio 1819. Stimatissimo Signore. Il mio nome sarà nuovo senza fallo a V. S., ma perché il suo non potrebbe arrivar nuovo a nessun italiano, per questo io, desiderando vivamente da molto tempo la sua conoscenza, alla fine mi sono indotto a scriverle, vincendo il timure e la ripugnanza che mi dava la cognizione della mia piccolezza, e sperando che la bontà, la quale so che in V. S. sta del pari colla dottrina, mi perdonerà e fors’anche gradirà questa mia confidenza ch’è nata dalla considerazione della sua cortesia. Non nego, anzi confesso distintamente, che ho sommo bisogno di questa sua cortesia, perché Ella non si rechi ad offesa la mia presunzione, giacché non ho avuto altro motivo d’infastidirla che le sue virtù e la fama singolare segnatamente nelle lettere; in maniera che ni’ ha servito di sprone quello stesso che m’avrebbe dovuto ritenere. Ma s’io non ho saputo resistere al desiderio d’essere testimonio più speciale delle sue virtù, e godere dell’ingegno di V. S. più particolar<__l__Le duo Canzoni. 2 La minuta autografa fu donata da Pierfrancesco al conte Domenico Tellarini il 25 marzo 1851. Questa fu la prima lettera del L. pubblicata poco dopo la sua morte, cioè nel settembre-ottobre ’37, nell’Annotatore Piemontese (voi. VI, fascicoli 3° e 4°), insieme con altre due dei 3 novembre ’20 e 23 maggio ’27. Giuseppe Grassi (1779-1831) è noto come uno dei propugnatori della buona lingua contro i deturpatori di essa, che sempre pili tendeva a imbarbarirsi, specie nel suo nativo Piemonte. E di fatti, pili che nelle tragedie e versioni, egli riuscì a segnalarsi nel Dizionario militare, del ’17, e nel Saggio intorno ai sinonimi, del ’21; e meglio ancora sarebbe riuscito nella Storia della lingua italiana, a cui s’era preparato ma che fu subito interrotta. Il Grassi collaborò anche nella Proposta del Monti; e per il suo amore alla lingua e per i suoi sentimenti d’italianità era assai stimato dal Monti e dal Giordani. Non deve quindi maravigliare che quest’ultimo l’avesse additato al giovine Leopardi come uno degl’illustri italiani che meritavano essere dal recanatese conosciuti o stimati (v. let-t. 144, paragrafo 4°). E il Grassi, inBieme col Perticari, fu dei primi a cui il giovine poeta inviò le sue Canzoni.