Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/358

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ANNO 1819 - LETTERE 240-24 2 323 perdio il cuor nost ro è troppo debole per potersi contenere, e non rendere, veleno quello che.sarebbe in sua natura stato un antidoto. In questa solitudine dunque, quali esser possono li motivi, che rallegrino o sollevino il mio spirito? Pur ne ho trovati, ma molto lontani dai mezzi umani, giacché nella sola Religione ho saputo consolarmi dalle mie perdite, dalle mie amarezze, da’ miei guai. Con essa sono arrivata ad acquistare una certa indifferenza su tutte le cose che mi affliggevano; chó finalmente ho trionfato, dirò cosi, di me stessa, ed ho acquistata una corta pace, elio mi fa poi essere allegra allorché sono in compagnia, e mi fa piacere di rallegrar gli altri, sebbene non sia io poi tanto tranquilla come lo sembro. A questo mio discorso io non trovo combinabile la vostra estrema malinconia, il poco prezzo in cui tenete la vostra persona, e la proposizione vostra colla quale mi dite esser opera da savio porre un argine alla ragione, che è il supplizio della nostra vita. No, caro Giacomo, io non mi accordo con voi in questo. La malinconia è ancora effetto di un alterato fisico, e per questo rimediateci con procurarvi qualche sollievo, ancorché a principio troviate nel sollievo medesimo della noia. A poco a poco ci assuefacciamo a scordarci de’ nostri mali col trascurarli, o con il lasciare di coltivamo continuamente l’immagino; è la ragiono poi quella che deve a ciò persuaderei, e di essa ci dobbiamo prevalere per felicitarci, non per il contrario. Sono però persuasa che voi medesimo convenite meco, non doverci per sistema rendere infelici, ma sopportar con coraggio i mali della vita, sperandone sempre il fine. Il vostro bell’animo vi darà pur troppo dei motivi di dolore, se estenderete la vostra sensibilità senza freno; ma questa, trattenuta nei limiti, vi darà motivo rii compiacervene bene spesso. Spero ohe il Cielo pietoso vorrà addolcire la vostra sorte, e che vi renderà più quieto, cambiando le circostanze e ponendovi in un sistema meno coartato, intanto, caro Giacomo, fate uso della vostra filosofia, e cercate rallegrarvi. Io sono rimasta assai disgustata di dovermi allontanare da voi. Conoscevo che qualche volta restava il vostro cuore sollevato dallo mie leggerezze; e quanto volentieri avrei voluto farvi vedere l’interesso che di voi io mi prendevo! Ma non ho avuto mai il coraggio di farlo, non sapendo se ciò poteva piacervi. Ora vi purlo senza velo; se posso io esser utile al vostro bene, conoscetemi e impiegatemi. Amatemi, ché io vi amo e desidero vedervi e sapervi felice. Datomi le vostro nuove. Io sto bene; Nanna, il cavaliere altrettanto. Salutate tutti, in specie la mia cara Mamma, chó ve la raccomando, o vostro Padro che merita tutto il vostro affetto.1 Dite alla prima che non le scrivo per non moltiplicar lettore, che è falsa la voce di esservi qui dell’influenza, e non ho inteso esservi a Terracina. Addio, caro Giacomo; credete che io sono la vostra Zia affezionatissima. 242. Di Pietko Giordani. Piacenza 20 Deconibro [1819]. Mio caro Giacomino. Dopo averti scritto il 25 novembre ebbi la tua dolorosa del 1 9 novembre: alla quale risposi l’S decembro un giorno 1 Anche da questo parole si ricava che, quantunque Ferdinanda volesse da Monaldo e Adelaide un sistema di educazione de’ loro figli meno coartato», tuttavia le intenzioni loro erano da lei ritenute buono, o l’affetto ili Monaldo por Giacomo sincero e pieno, e meritevole d’essere ricambiato.