Pagina:Leopardi - Il Copernico, 1873.djvu/17

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Solo, se si può, dammi tanto di spazio, che io possa far testamento, e dare ordine a’ fatti miei, prima di morire.

Ora ultima
Che morire? io non sono già l’ora ultima della vita.
Copernico
Oh, che sei tu dunque? l’ultima ora dell’ufficio del breviario?
Ora ultima
Credo bene io, che cotesta ti sia più cara che l’altre, quando tu ti ritrovi in coro.
Copernico
Ma come sai tu cotesto, che io sono canonico? E come mi conosci tu? che anche mi hai chiamato dianzi per nome?
Ora ultima
Io ho preso informazione dell’esser tuo da certi ch’erano qua sotto, nella strada. In breve, io sono l’ultima ora del giorno.
Copernico
Ah, io ho inteso: la prima ora è malata; e da questo è che il giorno non si vede ancora.
Ora ultima
Lasciami dire. Il giorno non è per aver luogo più, nè oggi nè domani nè poi, se tu non provvedi.
Copernico
Buono sarebbe cotesto; che toccasse a me il carico di fare il giorno.
Ora ultima
Io ti dirò il come. Ma la prima cosa, è di necessità che tu venga meco senza indugio a casa del Sole, mio padrone. Tu intenderai ora il resto per via; e parte ti sarà detto da sua Eccellenza, quando noi saremo arrivati.
Copernico
Bene sta ogni cosa. Ma il cammino, se però io non m’inganno, dovrebbe esser lungo assai. E come potrò io portare tanta provvisione che mi basti a non morire affamato qualche anno prima di arrivare? Aggiungi che le terre di sua Eccellenza non credo io che producano di che apparecchiarmi solamente una colazione.