Pagina:Leopardi - Operette morali, Chiarini, 1870.djvu/196

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Tasso. Io non ci veggo forse. Ma dunque perchè viviamo noi? voglio dire, perchè consentiamo di vivere?

Genio. Che so io di cotesto? Meglio lo saprete voi, che siete uomini.

Tasso. Io per me ti giuro che non lo so.

Genio. Domandane altri de’ più savi, e forse troverai qualcuno che ti risolva cotesto dubbio.

Tasso. Così farò. Ma certo questa vita che io meno, è tutta uno stato violento: perchè lasciando anche da parte i dolori, la noia sola mi uccide.

Genio. Che cosa è la noia?

Tasso. Qui l’esperienza non mi manca, da soddisfare alla tua domanda. A me pare che la noia sia della natura dell’aria: la quale riempie tutti gli spazi interposti alle altre cose materiali, e tutti i vani contenuti in ciascuna di loro; e donde un corpo si parte, e altro non gli sottentra, quivi ella succede immediatamente. Così tutti gl’intervalli della vita umana frapposti ai piaceri e ai dispiaceri, sono occupati dalla noia. E però, come nel mondo materiale, secondo i Peripatetici, non si dà vòto alcuno; così nella vita nostra non si dà vòto; se non quando la mente per qualsivoglia causa intermette l’uso del pensiero. Per tutto il resto del tempo, l’animo considerato anche in se proprio e come disgiunto dal corpo, si trova contenere qualche passione; come quello a cui l’essere vacuo da ogni piacere e dispiacere,