Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/313

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249 — essere ignorate o dimenticate da tutti: perché sapute, e ritenute nell animo, non possono altro che nuocere. 11 che e quanto dire che la filosofia si debba estirpare dal mondo. Io non ignoro che 1 ultima conclusione che si ricava dalla filosofia vera e perfetta, si e, che non bisogna filosofare. 5 Dal che s inferisce che la filosofia, primieramente è inutile, perche a questo effetto di non filosofare, non fa di bisogno esser filosofo ; secondariamente e dannosissima, perché quella ultima conclusione non vi s impara se non alle proprie spese, e imparata che sia, non si può mettere in opera; IO non essendo in arbitrio degli uomini dimenticare le verità conosciute, e deponendosi più facilmente qualunque altro abito che quello di filosofare. In somma la filosofia, sperando e promettendo a principio di medicare i nostri mali, in ultimo si riduce a desiderare invano di rimediare a se 15 stessa. Posto tutto ciò, domando perché si abbia da credere che 1 età presente sia più prossima e disposta alla perfezione che le passate. Forse per la maggior notizia del vero; la quale si vede essere contrarissima alla felicità dell’uomo? O forse perché al presente alcuni pochi cono- 20 scono che non bisogna filosofare, senza che però abbiano facoltà di astenersene? Ma i primi uomini infatti non filosofarono, e i selvaggi se ne astengono senza fatica. Quali altri mezzi o nuovi, o maggiori che non ebbero gli antenati, abbiamo noi, di approssimarci alla perfezione? 25 TlM. Molti, e di grande utilità : ma 1’ esporgli vorrebbe un ragionamento infinito. J A tutu — sapute — 2 A animo - 5 A ji è - 6 A filosofia — 7 A filosofare — 10 A opera. — 17 AMF la età. — 19 A vero. — 24 A nuovi — 25 A noi — 26 A molti • ■ coJ}v'ene ~ filosofia, promettendo da principio — 16 che ragione s a bia di 18 Forse la 20 o forse — 21-2 senza [senza nondimeno] aver —