Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/335

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menti, ai dolori, alle angosce, vincendo 1* orrore della morte, e volontariamente privandosi dello spirito? Certo non ha luogo negli altri animali il desiderio di terminar la vita;» perché le infelicità loro hanno più stretti confini che le infe-1 licità dell’ uomo : né avrebbe anco luogo il coraggio di estin- 5 guerla spontaneamente. Ma se pur tali disposizioni cadessero nella natura dei bruti, nessun impedimento avrebbero essi al poter morire; nessun divieto, nessun dubbio torrebbe loro la facoltà di sottrarsi dai loro mali. Ecco che tu ci j rendi anco in questa parte, inferiori alle bestie: e quella (IO libertà che avrebbero i bruti se loro accadesse di usarla; quella che la natura stessa tanto verso noi avara, non ci ha negata ; vien manco per tua cagione nell’ uomo. In guisa che quel solo genere di viventi che si trova esser capace del desiderio della morte, quello solo non abbia in sua 15 mano il morire. La natura, il fato e la fortuna ci flagellano di continuo sanguinosamente, con istrazio nostro e dolore |l inestimabile: tu accorri, e ci annodi strettamente le braccia, e incateni i piedi ; sicché non ci sia possibile né schermirci né ritrarci indietro dai loro colpi. In vero, quando io considero la grandezza della infelicità umana, io penso che di quella si debbano più che veruna altra cosa, incolpare le tue dottrine ; e che si convenga agli uomini, assai più dolersi di te che della natura. La quale se bene, a dir vern, nnn ci destinò altra vita che infelicissima : da altro lato però ci 25 diede di poter finirla ogni volta che ci piacesse. E primieramente non si può dire che sia molto grande quella miseria la quale, solo eh’ io voglia, può di durazione esser brevissima: poi, quando ben la persona in effetto non si risolvesse a lasciar la vita, il pensiero solo di potere ad ogni 30 sua voglia sottrarsi dalla miseria, saria tal conforto e tale alleggerimento di qualunque calamità, che per virtù di esso, tutte riuscirebbero facili a sopportare. Di modo che la gra- 20 ti»