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Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/40

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silvestre paragona la vita dell’universo al giorno, che comincia col mattino ma va alla notte, e alla vita umana che muove dalla lieta giovinezza incontro alla vecchiezza e alla morte; e se termina annunziando che tempo verrà, che la stessa natura sarà spenta, e «un silenzio nudo e una quiete altissima empieranno lo spazio immenso»; il dolce gusto della speranza mattutina e giovanile non è distrutto: perché quel tempo è molto remoto, e (secondo avverti piú tardi l’autore in una nota della seconda edizione) non verrà mai: e la vita mortale ritorna sempre dalla notte al mattino, e la speranza risorge, e la vita rinasce di continuo.

VI.

Le operette dunque del terzo gruppo ricostruiscono, quanto e come si può secondo il Leopardi, quello che le prime dodici hanno abbattuto. Ricostruiscono, movendo dall’estrema ruina in cui è caduta anche la speranza della gloria, nel Parini. Il quale lega il terzo gruppo ai precedenti; e fu ritirato dopo le prime due edizioni verso il principio, e attratto nell’orbita del secondo gruppo, poiché l’autore tra la Storia del genere umano e il Timandro non volle piú lasciare il Sallustio; e lo rifiutò e gli sostituí il Frammento di Stratone, collocato al diciannovesimo posto, innanzi al Timandro. Allora il primo gruppo ricomprese il Dialogo della Natura e di un’Anima, e il secondo il Parini. E il Frammento, lí sulla fine dell’opera, innanzi all’epilogo apologetico, fu come l’interpetrazione metafisica che da ultimo il pensiero, ripiegatosi su se medesimo, diede della propria intuizione filosofica: concezione, sullo stile delle teorie cosmologiche greche piú antiche, di un universo governato da pure leggi meccaniche, com’era quello che giaceva in fondo a ogni concetto pessimistico del Leopardi: onde si tenta suggellare, nell’intenzione del Poeta, l’immagine di quella Natura che eternamente passa, e che negli ultimi detti del Gallo silvestre è rimasta «arcano mirabile e spaventoso».
Si noti che il Sallustio fu conservato tra le venti operette primitive anche nell’edizione di Firenze del ’34, quantunque in questa fossero aggiunti i due nuovi dialoghi del Venditore