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Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/54

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È la morte sospirata dall’ amante, nel languido e stanco desiderio di morire, che si sente

Quando novellamente
Nasce nel cor profondo
Un amoroso affetto,

perché già a’suoi occhi la vita diviene un deserto:

                                 A se la terra
Forse il mortale inabitabil fatta
Vede omai senza quella
Nova, sola, infinita
Felicità che il suo pensier figura;
Ma per cagion di lei grave procella
Presentendo in suo cor, brama quiete,
Brama raccorsi in porto
Dinanzi al fier desio
Che già, rugghiando, intorno intorno oscura.

E a questa morte consolatrice, che insieme con amore è quanto di bello ha il mondo, a questa morte, senza armare la mano, anzi con umile e mansueto animo, volgesi il Poeta con un sospiro di religiosa preghiera:

Bella morte, pietosa
Tu sola al mondo dei terreni affanni,
Se celebrata mai
Fosti da me, s’al tuo divino stato
L’onte del volgo ingrato
Ricompensar tentai,
Non tardar più, t'inchina
A disusati preghi,
Chiudi alla luce omai
Questi occhi tristi, o dell’età reina.

Non già che amore e morte abbian potere di cancellare la fatale infelicità: né che l'uomo e il Leopardi abbiano, mercé loro, a