Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/100

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DI UN FISICO eo.' ^1 infelicità non gì possono scompagnare, discorri tu medesimo quel che ne segua. fis. Di grazia, lasciamo questa materia, che è troppo malinconica ; e senza tante sottigliezze , rispondimi sincerapente: se Y uomo vivesse o potesse vivere in eterno ; dico oenza morire, e non dopo morto; credi tu che non gli piacesse ? met. A un presupposto favoloso risponderò colle favole: tanto più. che non sono mai vissuto in eterno .sicché non posso rispondere per esperienza; nè anche ho parlato con alcuno che fosse immortale; e fuor, che nello favolo, non trovo notizia di queste tali persone. Se fosse qui presente il Cagliostro, forse ci potrebbe dare un poco di lume; essendo vissuto parecchi secoli: se bene, perchè poi morì come gli altri, non pare che fo&so immortale. Dirò dunque che il saggio Chiroae, che era dio, coll’andar del tempo si annoiò della vita, pi^ò I cenza da Giove di poter morire, e morì (i 7). Or pensa, se la mmor- 1 alita, rincresce agli D.ei,, che farebbe agli uomini. Gl Iperborei, popolo incognito, ma famoso ; ai quali non si pu > penetrare, nè per terra nè per acqua; ricchi di ogui bene; e specialmente di bellissimi asio: , dei quali so jliono are ecatombe; potefrdo, se io non m’inganno, essere immortali perchè non hanno in èrmUò nè fatiche nè guerre nè discordie^ nè carestie nè v zi nè colpe ; ccntuntoci ò muoiono tutti : perché, in capo* a m Ile anni di vita o circa, sazi della terra, saltano sponta* neamente da una certa rupe in mare, e vi si an-