Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/118

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DELLA NATURA ec. I09 come di cosa negata alla nostra specie, non mi proposi altra cura che di tenermi lontano dai patimenti. Con che non intendo dire che io pensassi di astenermi dalle occupazioni e dalle fatiche corporali : chè ben sai che differenza è dalla fatica al disagio, e dal viver quieto al vivere ozioso. E già nel primo mettere in opera questa risoluzione, conobbi per prova come egli è vano a pensare , se tu vivi tra gli uomini, di potere, non offendendo alcuno, fuggire che gii altri nox> ti offendano; e cedendo sempre spontaneamente, e contentandoti del menomo in ogni cosa, ottenere che ti sia lasciato un qualsivoglia luogo, e che questo ' menomo non ti sia contrastato. Ma dalla molestia degli uomini tni liberai facilmente, separandomi dalla loro società, e riducendomi in solitudine : cosa che nell’isola mia nativa si può recare a efc fetto senza difficoltà.NFatto questo, e vivendo senza quasi veruna immagine di piacere; io non poteva mantenermi però senza patimento : perchè la lunghezza del verno, la intensità del freddo, e l’ar- dore estremo della state, che sono qualità di quel luogo, mi travagliavano di continuo ; e il fuoco, presso al quale mi conveniva passare una gran parte del tempo, m’inaridiva le carni, e straziava gli occhi col fumo; di modo che, nè in casa nè a cielo aperto, io mi poteva salvare da un perpetuo disagio. Nè anche potea conservare quella tranquillità della vita, alla quale principalmente erano rivolti i miei pensieri : perchè le tempeste spaventevoli di mare e di terra ; i mug-