Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/133

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ere e .gustare compiutamente la eccellenza degli «cntlori ottimi, prìkiia che egli acquisti la facoltà di poterla rappresentare negli*scr*tti suoi: perchè quella eccellenza non si conosce nè guatasi totalmente se non per mezzo dell’uso é dell’esercizio proprio, e quas-, per cosi dire, trasferita in se stesso. E innanzi a quel tempo, ni uno per verità intende, che e quale $ia propr'amente il perfetto scrivere. Ma non intendendo questo, non può nè anche avere la debita ammirazione agli scrittori sommi. E la più paVte dji quelli che attendono •igl« studi, scrivendo e^si facilmente., e credendosi scriver bene, tengono in verità per fermo, quandb anche dicano il contrario, che Io scriver bene sia cosa facile. Or vedi a ohe si r litica il numero di coloco che dovrauno potere ammirarti e saper lodarti degnamente, quando tu con sudori e disagi Incredibili, sarai pure alla fine riuscito a produrre un’ opera egregia e perfetta. Io ti so d-re (e credi a questa età canuta ed alla lunga esperienza) che appena due o tre sono c gj i a Itaha, che abbiano il modo e 1* arte -lelP ottimo scrivere. Il qual numero se ti pare eccessivamente piccolo, non hai da pensare contuttociò che egli sia molto maggiore in tempo nè in luogo alcuno. iù volto io mi maraviglio meco medes vfo come, ponghiamo caso, Virgilio, esempi r> supremo di perfezione agli scrittori, sia venuto e mantengasi in questa sommità di gloria. Perocché, quantunque io presuma poco di me stesso, e creda non poter mai godere e conoscere ciascheduna