Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/173

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Del viver, nostro; ma da tema è Il rimembrar. Che fummo? Che fu quel punto acerbo' Che di vita ebbe nome ? Cosa arcana e stupenda Oggi è la vita a! pensier nostro, e tale Qual de* vivi al pensiero U ij nota morie appar. Come da morte Vivendo rifuggìa, così rifugge Dalla fiamma vitale Nostra ignuda natura; Lieta no ma sicura0,’ ' >■ Però oh’ esser beato Nega agli estinti ed ai mortali ri fato. RUVSCH fuori dello studio, guardando per lo spiraglio dell9 uscio. Diamine ! Chi ha insegnato la musica a questi morti, che cantano di mezza notte come galli? In verità che io sudo freddo, e per poco non sono più morto di loro. Io no» mi pensava perchè gli ho preservati dalla corruzione, che mi risuscitassero. Tant’ è: con tutta la filosofia, tremo da capo à piedi. Mal abbia quel diavolo che mi ^ tentò di mettermi questa gente in casa. Non so che mi fare. Se gli lascio qui chiusi, che so che non rompano Vuscio, o non escano pel buco della chiave, e mi vengano a trovare al letto? Chiamare aiuto per paura dei morti, non mi Sta bene. Vifacciamoci coraggio, e proviamo un poco di far paura a loro. Entrando. Figliuoli, a che giuoco giochiamo? non vi ricordate di esser morti? che è questo bac*