Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/86

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sene tutti insieme gli eserciti di cento citta, non le conveniva aumentarsi questo peso in modo alcuno. Bacco non volle mutare la sua mitra, e la sua corona di pampini, con quella di lauro: benchè l'avrebbe accettata volentieri se gli fosse stato lecito di metterla per insegna fuori della sua taverna; ma le Muse non consentirono di dargliela per questo effetto: di modo che ella si rimase nel loro comune erario.

Niuno dei competitori di questo premio ebbe invidia ai tre Dei che l'avevano conseguito e rifiutato, nè si dolse dei giudici, nè biasimò la sentenza; salvo solamente uno, che fu Prometeo, venuto a parte del concorso con mandarvi il modello di terra che aveva fatto e adoperato a formare i primi uomini, aggiuntavi una scrittura che dichiarava le qualità e gli uffici del genere umano, stato trovato da esso. Muove non poca maraviglia il rincrescimento dimostrato da Prometeo in caso tale, di cui tutti gli altri, sì vinti come vincitori, si prendevano giuoco: perciò speculandone la cagione, si è conosciuto che quegli desiderava efficacemente, non già l'onore, ma bene il privilegio che gli sarebbe pervenuto colla vittoria. Alcuni pensano che intendesse di prevalersi del lauro per difesa del capo contro alle tempeste; secondo si narra di Tiberio, che sempre che udiva tonare, si ponea la corona; stimandosi che l'alloro non sia percosso dai fulmini (12). Ma nella città d’Ipernéfelo non cade fulmine e non tuona. Altri più probabilmente affermano che Prometeo, per