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Così d’ali ambedue vestito il dosso
Su pe’ terrazzi del romito ostello
Il novo carco in pria tentato e scosso
Preser le vie che proprie ebbe l’uccello.
Parea Dedalo appunto un uccel grosso,
L’altro al suo lato appunto un pipistrello:
Volàr per tratto immenso ed infiniti
Vider gioghi dall’alto e mari e liti.
25
Vider città di cui non pur l’aspetto
Ma la memoria ancor copron le zolle,
E vider campo o fitta selva o letto
D’acque palustri limaccioso e molle,
Ove ad altre città fu luogo eletto
Di poi, ch’anco fioriro, anco atterrolle
Il tempo, ed or del loro stato avanza
Peritura del par la rinomanza.
26
Non era Troia allor, non eran quelle
Ch’al terren l’adeguaro Argo e Micene,
Non le rivali due, d’onor sorelle,
Di fortuna non già, Sparta e Messene;
Nè quell’altra era ancor che poi le stelle
Dovea stancar con la sua fama, Atene;
Vôto era il porto e dove or peregrina
La gente al tronco Partenon s’inchina.