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170 ii - paralipomeni della batracomiomachia

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     E con sangue e terror corsa la terra
aprîr le porte alla compagna gente,
che, qual tigre dal carcer si disserra
o da ramo si scaglia atro serpente,
precipitaron dentro, e senza guerra
tutto il loco ebber pieno immantinente.
Il rubare, il guastar d’una nemica
vincitrice canaglia, il cor vel dica.
5
     Piú giorni a militar forma d’impero
l’acquistata cittá fu sottoposta,
Brancaforte imperando, anzi, nel vero,
quel ranocchin ch’egli avea seco a posta,
a ciò che l’alfabetico mistero
gli rivelasse in parte i dí di posta,
e sempre che bisogno era dell’arte
d’intendere o parlar per via di carte.
6
     Tosto ogni atto, ogn’indizio, insegna o motto
di mista monarchia fu sparso al vento,
raso, abbattuto, trasformato o rotto.
Chi Statuto nomava e Parlamento
in carcere dai lanzi era condotto,
che, del parlar de’ topi un solo accento
piú lá non intendendo, in tal famiglia
di parole eran dotti a maraviglia.
7
     Leccafondi, che noto era per vero
amor di patria e del civil progresso,
non sol privato fu del ministero
e del poter che il re gli avea concesso,
ma dalla corte e dai maneggi intero
bando sostenne, per voler espresso
di Senzacapo, e i giorni e le stagioni
a passar cominciò fra gli spioni.