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204 ii - paralipomeni della batracomiomachia

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     Valiche l’acque, valicâr gran tratto
di terra ferma ed altro mar di poi,
e cosí come prima avevan fatto
la parte rivarcâr che abitiam noi.
Giá di riscontro a lor nasceva, e ratto
si spandeva il mattin sui monti eoi,
quando lá di Topaia accanto al sasso
chinâr Dedalo e il conte i vanni al basso.
37
     Quivi non visti, rintegrâr le dome
forze con bacche e con silvestri ghiande;
poscia Dedalo, avuta io non so come
una pelle di granchio in quelle bande,
l’altro coprí delle nemiche some,
tal che parve di poi, tra le nefande
bestie, un granchio piú ver che appresso i franchi
non paion delle donne i petti e i fianchi.
38
     Alfin, del conte alle onorate imprese
fausto evento pregando e fortunato,
l’ospite e duce e consiglier cortese,
partendosi, da lui prese commiato.
Piangeva il topo, e con le braccia stese,
cor gli giurava eternamente grato.
Quei l’abbracciò come poteva, e solo
poi verso il nido suo riprese il volo.
39
     L’esule a rientrar nella dolente
cittá non fe’ dimora, e poi che l’ebbe
con gli occhi intorno affettuosamente
ricorsa, e con gli orecchi avido bebbe
le patrie voci, a quel che alla sua gente
udito avea che lume esser potrebbe,
senza punto indugiarsi andò diritto,
dico al guerrier di cui piú sopra è scritto.