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78 | i - versi |
2.
NELLA MORTE DI UNA DONNA
fatta trucidare col suo portato dal corruttore
per mano ed arte di un chirurgo
(1819)
Mentre i destini io piango e i nostri danni,
ecco nòva di lutto
cagion s’accresce a le cagioni antiche.
Io non so ben perch’io tanto m’affanni,
5che poi ch’il miserando
nunzio s’intese, io me ne vo per tutto
gemendo e sospirando:
parmi qualch’aspro gioco
fatto m’abbia fortuna, e pur m’inganno;
10dal cor l’ambascia si riversa e move,
e sol dalla pietá non trovo loco.
Ahi non è vana cura;
che, s’altrui colpa è questo ond’io m’affanno,
peggio è la colpa assai che la sciaura.
15Forse l’empio tormento
di tue povere membra a dir io basto,
o sventurata? e può di queste labbra
uscir tanto lamento
ch’al tuo dolor s’adegui, allor che guasto