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v. epigrammi 109

NOTE


Epigramma V.

Armatam vidit Venerem Lacedaemone Pallas:
    — Nunc certemus — ait — indice vel Paride. —
Cui Venus: — Armatam cur me temeraria temnis,
     quae quo te vici tempore inermis eram?
Ausonio

Quasi tutte le traduzioni italiane, che abbiamo di questo epigramma, sono indegne di si bell'originale. L'Alamanni lo tradusse così:

     Vide Vener armata Palla, e disse:
— Combattiam ora, e giudichi Parisse. —
A cui Vener: — Tu, stolta, armata spregi
chi già nuda ti vinse e porta pregi? —

Subleyras così:

     Pallade vide armata Citerea,
e disse: — Vuoi combatter meco, o dea? —
Rispose questa: — E come osi sfidarmi?
Nuda io ti vinsi, or che farei con l'armi? —

Groto così:

     Vide Minerva un dì di piastra e maglia
Venere armata gir pel mondo; a cui:
— Or — disse — entriamo a singolar battaglia,
con Paride anco giudice tra nui. —
Cui Citerea rispose: — Adunque vui
credete ch'io per vincervi non sia
armata, se vi vinsi ignuda pria? —

Se quella che qui si presenta non è scevra di ogni difetto, essa non teme forse il confronto di queste.