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Pagina:Leopardi - Puerili e abbozzi vari, Laterza, 1924.djvu/132

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126 i. puerili

suasi la cotidiana nostra esperienza, tutto ciò che ad essa appartiene esser ci dovrebbe, secondo il vostro principio, manifestamente palese. Non credo al certo che a fronte di tante assurdità vogliate ancora stimare la vostra obiezione valevole ad abbattere il nostro argomento, della cui forza furono e son tuttora si persuase le genti tutte, che alcuna nazione non fuvvi giammai, la quale ponesse in dubbio la umana libertà. Vi è ben noto infatti qual cura abbian mai sempre avuta i popoli ancor più barbari di esser regolati da savie leggi e convenevoli, persuasi del potere che avean essi di osservarle e del volontario delitto che commettevano coloro che trasgredivanle; dalla quale persuasione derivavan poi e i premi stabiliti per i fedeli osservatori delle prescritte leggi, e le pene decretate per i trasgressori delle medesime. Sin dagli antichi tempi Licurgo a Sparta, Dracone e Solone ad Atene, Zaleuco a' locresi, Caronda ai turi dettaron leggi, e sembrò quasi che le città della Grecia contrastassero fra loro pel vanto di esser meglio governate, come già fra loro contrastarono per l'onore di aver dato alla luce il principe degli epici greci, l'insigne poeta Omero. I romani non trovarono tra loro uomo alcuno atto a prescrivergli delle savie e giuste leggi, e loro convenne però mandare a raccòrre nella Grecia quelle che migliori erano riputate; e queste, diligentemente compilate da' decemviri ed esposte in dodici tavole, furono solennemente da' romani accettate per regola della propria libertà. Né vo' qui far menzione della cura ch'ebbero gli antichi egiziani e babilonesi e persiani ed ebrei precipuamente di essere con prudenti leggi regolati, giacché reputovi bastantemente persuaso di questa verità, cioè che nazione alcuna non dubitò giammai della libertà dell'uomo. Or dunque, se egli è vero, come afferma Marco Tullio e come asseriscono con essolui i più sensati filosofi, che il consenso di tutte le genti dee considerarsi maisempre come una legge di natura, voi ben vedete che il dubitare dell'umana libertà è affatto irragionevole.

— Ma è egli forse impossibile che le genti tutte abbiano prestato il loro consentimento a un errore? — rispose il giovane gentiluomo. — Questo è ciò che i fautori dell'umana libertà non