Pagina:Leopardi - Puerili e abbozzi vari, Laterza, 1924.djvu/161

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ix. agl'italiani 155

l'intento; che la indipendenza fosse veramente da preferirsi allo stato in cui ritrovavasi l'Italia e in cui tuttora ritrovasi. Senza ciò poteva un uom saggio abbracciare con ragione il partito che se gli proponeva? E dovea egli ciecamente abbandonarsi nelle mani di uno straniero che invitavalo a militare sotto i suoi stendardi? Ma tutto ciò appunto è quello che non si potea giammai dimostrarci. Italiani! è ornai tempo di cacciare il fanatismo, quel mostro che mena con trasporto incontro ad un bene, che sparisce allorché si crede più vicino, che trae con violenza nel precipizio, che impone allo stolto ed al saggio; quello che impedisce di discernere il vero dall'apparente, che si dice entusiasmo ed è passione, che si appella coraggio ed è furore; quello che veste i buoni alla foggia dei soverchiatori, che dà alla giusta causa l’aspetto della malvagia, che rende odiosi i difensori dei più sacri diritti, che comincia con strepito, continua con freddezza, finisce con indifferenza. Era questo il tempo, dopo i funesti effetti della rivoluzione francese, dopo i danni orribili cagionati da quel popolo forsennato a tutta l'Europa, dopo le stragi crudeli e il sangue sparso per rientrar poi nello stato primiero e non fare che una parentesi negli annali dell'universo e nella cronologia dei regnanti, di proporre alla Italia una rivoluzione? 11 momento in cui questa, dopo i terrori di una guerra ostinata, cominciava a gustar del riposo ed apriva il cuore alla speranza di una pace che credeva durevole, era quello di eccitare gl'italiani alla rivolta e d'invitarli a rinnovare la guerra? Qual follia di esortare il popolo ad essere egli stesso il ministro di quei disastri che avea fino allora deplorati, a riaccendere quel fuoco che avrebbe poco innanzi voluto estinguere a costo dei maggiori sacrifizi, a combattere quegli stessi che avea sino a quel tempo riguardati come suoi liberatori! Qual crudeltà di agitare di nuovo la face della discordia, spenta pocanzi con tanto sangue, di volere strappare i popoli dalle braccia dei loro legittimi sovrani sospirati da tanto tempo, d'inasprir delle piaghe non ancora sanate! Ma qual audacia sopra tutto di attentare alla sicurezza dei regnanti, di spingere delle falangi in seno a popoli tranquilli,