Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
X. PUERILI L’opra affrettar convien: fervido in petto sento il valor che mi commuove i sensi. Perda il tiranno, empio oppressore, alfine d'invincibile il nome; ei vegga a prova quanto di Tolomeo possa nel core la fede, la pietà. Dunque il mio regno, dunque la eccelsa di Quiriti cittade ad un tiranno impero esser soggetta ognor dovrà? Dunque atterrito il mondo sol di Cesare al nome, a lui d 'innanzi piegar dovrà vile il ginocchio, e farsi suddito imbelle a un oppressor superbo? Ah no! che ver non fia! cada il tiranno, o liberi moriam ; questi d’un prence nato alla gloria e per l’onor nutrito esser debbono i sensi. Io dunque innanzi a Cesare depor dovrò lo scettro, ed il regai diadema? ah, non si soffra tal’onta! Achilia; a battagliare io volo: tutto per te disposto or sia. ACHILLA. Già l’armi indossano i guerrieri : ognuno al campo è a seguirti disposto, ovunque, o prence, vive scintille di valor, di sdegno eccitare io cercai; già tutti a gara, paga ornai resa la diurna fame, veston gli usberghi, e le fulgenti spade cingono, e al ferreo rilucente scudo stendon la destra marzial, ciascuno squassa Paste appuntate, ed il piumoso splendente elmo crollando, al fiero stuolo, che d’Alessandria alla rovina anela, strage, eccidio minaccia, e a te promette marzial coraggio e generoso ardire.