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D’ISABELLA ANDREINI. 69

scordi pensieri non hanno mai pace trà loro, e per tanta lor dissensione, vò precipitosamente à far naufragio, con la mia debile, e combattuta Navicella, laquale, poiche non può (perche non volete) ridursi in tranquillo, e sicuro porto, non cura di spezzarti tra gli scogli della vostra crudeltà.


De i Pensieri.


S

O ben io bella nemica mia, che, s’io potessi narrarvi l’infelicità dell’amoroso mio stato, non sareste mai d’animo, tanto indurato, e tanto fiero, che non mi moveste à pietà della mia sorte. Se quando son fatto degno di comparirvi innanzi, potessi parlare, son sicurissimo, che mi sareste pietosa; ma, se non posso, che far debb’io? è pur vero, che non sol, non m’è conceduto di significarvi appieno i miei dolori: ma non posso nè formar parola, nè trar lagrima, nè essalar sospiro, da questi effetti, considerate il mio affetto. Chiara cosa è, che passione ben sentita, non fù mai ben narrata. Hor io, che non solamente ben non la narro; ma che nè pur incomincio à narrarla, qual passione credete, ch’io senta nell’anima? io prego Amore, che in vece mia ve la narri, io ve lo prego, per quel dolce veleno, ond’egli sparse i miei sensi, per li miei pianti, per li miei sospiri, frutti del mio servire, e della mia lealtà. Egli vi dica di qual fuoco, per voi m’accese, egli vi dica


S          quanto