Pagina:Lettere (Andreini).djvu/166

Da Wikisource.

D’ISABELLA ANDREINI. 71

leva conchiudere, furono portate certe lettere al Signore, che molto lo travagliarono, e guastarono la facenda; ma per la prima occasione non mancherò, e subito partitevi. Se alcuna volta, essendo voi in camera col Principe, il misero vi farà per alcuno ricordar la sua causa, mandategli à dire, che havete in mente di servirlo, un’altra volta direte, che ’l Signore è un poco indisposto, o che ha pensieri noiosi, e che bisogna star aspettando, ch’egli sia di humor allegro, accioche la cosa riesca bene, un’altra volta mostrerete d’esser voi affacendato, e di non poter dar udienza, un’altra l’accoglierete freddamente, dicendo, io gli ho detto il bisogno, e non ho potuto haver risposta, overo, ch’egli disse ci penseremo sopra, o che rise, o che si volse altrove, mutando ragionamento, talche l’infelice sarà sforzato ad intendere, e per disperatione non vi comparirà più innanzi. Vi converrà esser perfetto servitor di Dame, e per ciò porrete cura di non esser mai trovato, senza quella affettata usanza d’haver legato al braccio, o attaccato, dove meglio vi parerà alcun favoruccio, se doveste comperarlo, o far come fan certi Corteggianetti spelatelli, i quali si servono de i crini (voi m’intendete) e ’ntrecciandoli, dicono esser capegli delle lor favorite. Vi bisognerà saper trattenerle con favole, e con giuochi. Se haverete in memoria quantità di versi, tolti in quà, e ’n là, per potergli recitar secondo le occasioni, non sarà se non bene. In Corte bisogna far professione, di più, che ordinaria politezza; ma del vostro, che in quanto a quel del Padrone, fa di me-


stiero