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D’ISABELLA ANDREINI. 75

ro de’ vostri contenti. S’io havessi à destar pietà nel vostro petto, essa non vi capiterebbe: ma perche ha da farvi gioire, vi sarà data. Sferza l’humida notte, con pigra mano i suoi negri destrieri, e punge ardente amore, con incessabili percosse, l’avampato mio cuore. O N. crudele, non men che bella, egli è pur vero, che quel giorno infelice, che prima io vi vidi (giorno per me fatale) l’empia Fortuna, sopra ’l mio capo versò tutto quel male, che ’n suo poter havea, talch’io sono il più misero, che viva, & ho tanti stimoli al cuore, e patisco tante avversità, ch’io non temo di peggio, siche se pensate, per mezo della vostra crudelta, di maggiormente affliggermi, siete in errore. Io haveva disegnato di scrivervi alla lunga: ma in fatti il dolor me lo vieta. Comprendete dal mio silentio, la mia miseria, e domani, se vi piacerà di vedermi, vedrete l’autor del cordoglio, e l’inventor dell’afflittione.


Simili.


N

ON vada già fastoso, & altero Amore, perch’io e mi consumi, & arda. Non dica già d’havermi vinto, e non s’attribuisca questa vittoria, poiche voi mia bellissima Dea foste quella, che mi poneste in fuoco, voi quella, che mi vinceste, e vostra è la palma, e vostro è ’l trionfo del cuor mio, benche non degno, per la sua picciolezza del merito vostro. Io per me, non temo punto


d’Amo-