Pagina:Lettere (Andreini).djvu/201

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LETTERE

occasione di dolervi di me, poich’io vi fo tutti quei favori, che posso. Se non volete patire o non desiderate troppo, o contentatevi del giusto.


Delle corone, che concedevano i Romani.


D

EH cara anima mia sarà egli vero, che veduta tanta mia fermezza, scorto tanto amore, compresa tanta fede, e conosciuta tanta lealtà non vi disponiate al fin di mirarmi un giorno, con occhio men severo, e con faccia meno sdegnata? considerate vi prego la pallidezza dell’incenerito mio volto, laquale potrà farvi chiaramente conoscere l’ardentissimo fuoco, che per voi porto nel seno. Considerate vi prego (gentilissima Signora mia) che liberandomi voi dalla vicina morte farete il vostro nome immortale. Se ne gli antichi tempi si coronavano di verde gramigna quelli, che liberavano una città dall’assedio de’ nemici; Se nelle guerre maritime, chi prima offendeva il nemico portava cinto il capo d’una corona d’oro con ornamenti à guisa di punte di Navi; se chi faceva tornar indietro un’essercito fuggitivo era coronato d’olivo; e se d’elce, o di quercia s’adornava le tempie colui, che liberava un cittadino. Voi, che me sfortunatissimo amante libererete da quelle fiamme ardenti, che m’inceneriscono meriterete corona non di gramigna, non doro, non d’olivo, non d’elce, o di quercia: ma di lucidissi-


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