Pagina:Lettere (Andreini).djvu/237

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LETTERE

sta, da cui spero sicurezza, che voi fermamente credete questo mio cuor non dolersi d’altre piaghe, che di quelle che li furon fatte quand’io vi vidi così bella.


Delle querele d’honestissimo amante.


A

Ncorch’io sappia, che voi molto meglio di me sapete l’infelice mia vita, come quella, che sola di tutte le angoscie mie siete cagione, & ancorch’io sappia, che ’n raccontando i miei dolori spargerò le mie querele à i venti, mi piace tuttavia di dolermi e de’ miei martiri, e della vostra crudeltà: in ogni modo fia lieve perdita à chi ha perduto il cuore e la libertà, il perder ancora le parole, & i prieghi. Discorrete un poco crudelissima donna con voi medesima, e dite. Deh quanti, quanti tormenti ha sofferti il mio fedelissimo N. da quel giorno, ch’egli incominciò ad amarmi, & à languir per me? e quanti altri in questo tempo ho io conosciuti infedeli, e bugiardi, che giuravano d’amarmi più che la pupilla de gli occhi loro? e tuttavia sò pure, che questi sono stati alcuna volta da me favoriti, e quel misero altro non hebbe mai, che faccia turbata, ciglio severo, parole pungenti, e ripulse fierissime. Ah se questo anderete tra voi stessa pensando, sò certo che non potrete far di men di non accusar la vostra alterezza. Sò ben io, che non troverete alcun’altro, ch’elegga di morir per la sua fede, e per la sua fermezza, come fo io, che non cambierei le vo-


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