Pagina:Lettere (Andreini).djvu/295

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LETTERE

la nostra, se nuovi Issioni ingannati dalla falsa imagine di una nube, quella chiamiamo nostro fuoco, nostra luce, nostro Sole, e nostr’anima? non è pazzia la nostra, se non havendo noi nè più caro, nè più pretioso dono della libertà, quello misera, e volontariamente perdiamo? Tre, e quattro volte possiam chiamar infelice colui, che perdendo libertà, non perde ancor la vita? ma che? Tutti i pensieri humani, che alle cose di questo mondo intendono son pieni di pazzia, e d’errore; e tra tutti questi errori, e tra tutte queste vanità mondane, niuno è più dolce, niuno è più grato dell’amar costantemente una rara bellezza. Amiamo dunque amiamo sì, che venga con noi la nostra fiamma sotterra. Sopportiam volentieri quel giogo, ch’è sol sostenuto da i cuori più leggiadri. Sofferiam senza gemiti il rigor d’un bel volto, e se non possiamo esser savi, almeno siam costanti. Io pur prometto, e giuro ad Amore, à me stesso, & à voi mia bellissima Signora d’esser tanto costante in amarvi, che dopò ’l fine de’ giorni miei si dirà. COSTANZA è stata la morte di N.


Del dolore nella morte della Moglie.


H

Avendomi la cruda innessortabil Parca tolt’insieme con l’amata mia moglie la quiete, e ’l sonno, la passata notte fra l’altre in vece di posarmi e di dormire, passai lagrimando con questi dolorosi pensieri, ch’io mando a V. S. perch’ella conosca qual sia la dolente


mia