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D’ISABELLA ANDREINI. 14

non hà che più oltre perdere: la passione, ch’io sento per questo vostr’errore, è intolerabile, pur mi conforto col sapere, che quant’è più grande il male, tanto più tosto finisce, o tanto più tosto uccide; sì che o tosto finiran le mie angosce, o tosto farò voi della mia morte contenta.


Preghiere Amorose.


V

ORREI pregarvi, che non sdegnaste d’accettar i miei affettuosi pensieri, ch’io v’offerisco: ma dubito, che sì come chi hà un’Erario pieno di pregiatissime gioie, sdegna di por tra quelle, o vetro, od altra cosa vile, così havendo voi nell’Erario della vostra mente pensieri alti, e nobili, non habbiate à male di por trà quelli i miei, che nulla meritano, se non quanto di voi pensano. Se non volete dar loro, nella vostra elevata mente, ricetto, non vi dispiaccia almeno, che vi stiano à canto riverenti, & humili, e se non à canto, almeno non troppo lontani, che, se non isdegna un Re, bench’egli sia servito da Prencipi, e da gran Signori, la servitù di gente povera, e di servi minimi, sdegnar non dovete men voi, benche siate servita da persone di gran merito, la mia servitù, che di lealtà tutt’altre passa; nè mi si dee biasmo di troppo ardito per amarvi, mi si dee ben lode di molto giuditioso, per servirvi, e chi se ’l Ciel vi guardi non v’amerebbe? se voi à Venere, à Pallade, & à Diana, togliendo gloriosamente gli effetti, sol havete lasciato


D     2          i nomi