Pagina:Lettere (Andreini).djvu/59

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LETTERE

occhi; e pur non è sufficiente l’acqua del mio pianto ad intenerire quel durissimo smalto, in cui alteramente stassi quel vostro rigido cuore, contra me così fiero? Si legge, che l’acqua del Fonte Nettannio uccide, chi di lei imprudentemente ne beve, & io assomiglio, con ragione gli occhi vostri à questo Fonte, poiche ad alcuno giamai non fu dato di mirargli, che in un subito vinto, e morto non rimanesse. Deh Dio, poiche non volete con l’amarmi cambievolmente, tener in pace legata l’anima mia à questo petto, almeno con mano di pietade scioglietela da questi tenacissimi legami. Molti dicono, che le pene, & i martiri hanno per lor fine alcun picciol contento; ma pare à me, che i miei hanno per lor fine grande, anzi incredibil tormento. Sarà possibile (desideratissima Signora mia) che à miei giusti preghi sia sempre sorda pietate? siete voi nata, per darmi eterna passione? vi diede il Cielo tanta bellezza, perche la possedeste in mio tormento? scendeste trà noi, per non esser mai sottoposta ad Amore? certo nò. Ravvivate dunque le mie morte speranze, e non isdegnate di ricever in voi una sola favilla di quel fuoco, nelquale già tutto avampo, e mi consumo. Se la Natura, e ’l Cielo non formaron giamai bellezza, com’è la vostra, perche non aggiungete à così rara dote la pietà? non sapete, ch’ella accresce gratia, e virtù à tutte le cose? credete à me, che senza lei il mondo sarebbe un’oscura prigione. Siate hoggimai pietosa del mio male, siate cortese alle mie honeste dimande, e sovengavi, che sempre ad Amor di-


spiacque