Pagina:Lettere (Andreini).djvu/81

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LETTERE

rariamente vorrete d’una cosa mortale farne una celeste, chi non riderà di voi? à me parrebbe di far ingiuria grandissima alla Natura, & al Cielo, quand’io volessi dire, ch’Esopo avanzò di bellezza Narciso. Il lodar di soverchio, confonde tanto il vero con la bugia, che difficilmente si trova la verità, nè direi male, s’i’ dicessi non mai. Per questo Alessandro, il grande gettò nel fiume quel libro sparso delle sue non vere lodi, non volendo, che l’adulatione d’un scrittor bugiardo, togliesse alle vere attioni l’immortalità di bramata gloria: ma dovrebbono conoscer le accorte Donne, che sicome son finte, e simulate le vostre lodi, così son finti, e simulati i vostri martiri. Per finta lode, per finto affetto si dee dunque perder vero honore, e vera vita? poiche la vera vita della donna è l’honore, sicome il dishonore è dell’istessa la vera morte. Volgete dunque giovene poco savio, e troppo ardito queste vostre lusinghiere, e bugiarde parole altrove, & accorgetevi hormai, che ’n me non sono per far alcun frutto, sapend’io, che come più vi torna bene, fate hor d’una Laide, una Lucretia, hor d’un’Angelica, una Gabrina. La vera lode d’una donna è l’honestà, hor come volete arricchirmi di lode, se bramate solo d’impoverirmene?


Delle difese d’uno Amante.


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N’Amante misero, & infelice, come son’io che può egli fare? certo non altro, che sospirar, e piangere, compiacendosi di perder i sospiri, e le lagrime


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